Federica Sfogliaferri, essere medico nelle emergenze sportive
Federica Sfogliaferri è dirigente medico in anestesia e rianimazione all’Ospedale di Faenza e collabora con realtà importanti della zona come il Centro Iperbarico di Ravenna e l’Autodromo di Misano, è docente dei corsi PTC, ALS, BLS dell’IRC e docente dei corsi di pronto soccorso sportivo per i medici sportivi.
Si è laureata a Bologna e si è specializzata in Anestesia e Rianimazione all’Università di Parma, dopo la laurea ha seguito vari corsi per ampliare le sue conoscenze sulla terapia del dolore, sull’agopuntura e vari corsi dedicati alla gestione del trauma.
Subito dopo la laurea: medico di assistenza alle gare sportive.
La gara sportiva è un ottimo primo approccio, io venivo contattata direttamente dalle società attraverso il passaparola e una volta che sono entrata nel giro sono stata richiamata altre volte. Ho iniziato con le gare podistiche, la motocross e tutti gli sport in piscina: i miei ambiti erano quelli.
Avevo già avuto esperienza con i pazienti perché ho iniziato a fare servizio con la Croce Rossa già al terzo anno di Università per cui sapevo già utilizzare i presidi di immobilizzazione, sapevo come comportarmi durante lo “sbarellamento”: insomma tutti i primi approcci con il paziente durante un’emergenza per me c’erano già stati.
È stata una grande palestra perché mi ha permesso di iniziare subito con l’esperienza sul campo, prima di iniziare a frequentare il reparto di rianimazione.
L’emergenza è il mio settore, avevo deciso che avrei fatto la specialista in rianimazione e lavorare durante le gare sportive mi metteva di fronte a situazioni in cui dovevo, appunto, affrontare delle emergenze e gestirle nel migliore dei modi: esattamente quello che volevo fare nella mia carriera.
Le tue esperienze ormai sono moltissime, hai avuto un percorso ricco di “pratica” ma prova a tornare indietro nel tempo, prova a metterti nei panni di chi come te a 27 anni, si ritrova per la prima volta a fare il medico assistente durante una gara sportiva: cosa gli consiglieresti? Quali sono gli accorgimenti fondamentali? Come ci si prepara alla “prima gara sportiva”?
Quando un giovane medico arriva per la prima volta sul campo di gioco, nella piscina o sulla pista in cui si sta per disputare la gara di certo è emozionato, quasi quanto chi deve partecipare come atleta a quella gara. Ci si presenta, si va a “farsi riconoscere” dall’organizzazione così che in caso di necessità sappiano a chi rivolgersi, e ad espletare le pratiche burocratiche.
È importante prima di tutto informarsi, solo così si potrà avere la situazione sotto controllo, evitare il panico e fare il proprio lavoro al meglio.
Informarsi significa chiedere, prima di presentarsi all’appuntamento, com’è strutturato il settore emergenze.
Il medico deve arrivare alla gara già sapendo se sarà da solo o se sarà presente con lui un infermiere e se ci sarà un’ambulanza e di quali presidi esattamente sarà fornita, se ci saranno già i farmaci o se dovrà portarli lui, in particolare è fondamentale accertarsi della presenza del defibrillatore e controllare il suo stato di carica e la sua funzionalità, oltre che la data di scadenza delle piastre: non dare per scontato che ci siano cose che poi non ci saranno e che siano in ottimo stato.
Le società sportive, per legge, hanno l’obbligo di avere in dotazione defibrillatori semiautomatici.
È fondamentale arrivare preparati anche rispetto alla gara stessa, cioè sapere quali sono i rischi specifici a seconda del tipo di sport, a quali traumi può andare incontro lo sportivo ecc.
Gli strumenti veri e propri si suddividono in “indispensabili” e “non indispensabili”:
- il kit per le medicazioni
- la borsa dei farmaci, in cui è fondamentale che ci siano quelli di emergenza, tra cui l’adrenalina
- il “set per la vena”
- la pocketmask base
Questi sono quelli “indispensabili”, poi in base allo sport cambiano gli strumenti “aggiuntivi”.
Importantissimo è anche che il medico si accerti se è l’addetto alla sicurezza di tutta la gara: quando pensiamo a un evento sportivo ci immaginiamo che possano essere vittime di traumi solo gli atleti, ma c’è tutto il pubblico che assiste, ci sono gli allenatori e c’è il personale in campo che possono essere colti da malori, possono farsi male e devono essere soccorsi.
Diciamo che le gare sportive ti mettono in una situazione in cui ti puoi trovare a dover gestire un’emergenza nell’emergenza e per questo è fondamentale avere la maggior quantità di informazioni a disposizione e arrivare preparati e consapevoli.
Ho preparato un PDF che si intitola “La borsa di emergenza nelle gare sportive”, una sorta di vademecum con una serie di indicazioni per iniziare nel migliore dei modi questa esperienza, è una vera e propria lista di accorgimenti a cui fare riferimento in modo da gestire al meglio la situazione.
Scarica gratuitamente il PDF “La borsa emergenze nelle gare sportive”
L’FMSI (Federazione Medico Sportiva Italiana)è la Federazione medica del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI) che si occupa della salute degli atleti e di chiunque pratichi attività sportiva. Moltissimi medici sono iscritti proprio per lavorare in assoluta sicurezza in situazioni di questo tipo.
Sì, la federazione è molto importante per i medici perché è una sorta di assicurazione per il medico stesso e organizza corsi di formazione e congressi dedicati a chi fa assistenza durante le gare sportive.
Una cosa simpatica è poi il fatto che, quando partecipavo le prime volte a eventi di questo tipo, ero un’anonima ragazza come molte altre lì presenti, mi presentavo lì in t-shirt e jeans ma ciò che mi faceva riconoscere da tutti era la mia borsa, la tipica borsa da medico.
Per chi fa parte dell’FMSI c’è una sorta di “divisa di ordinanza” che poi non è altro che una maglietta con scritto “Medico” e il logo, ma per lo meno sono molto più riconoscibile da tutti!
Hai fatto una grande carriera, hai raggiunto un’ottima posizione lavorativa e hai fatto un lungo percorso di esperienze per raggiungere i tuoi obiettivi: a 45 anni essere dirigente medico in anestesia e rianimazione all’Ospedale di Faenza non è da tutti. Ma vogliamo farti tornare “umana” e chiederti di raccontarci un aneddoto delle tue prime esperienze lavorative
Dopo la laurea, 27enne, le prime gare in cui ho lavorato sono state quelle di motocross, ricordo di un episodio in particolare in cui avevo iniziato da poco e non mi sentivo ancora forte e sicura di me stessa. Durante la gara un pilota si è ferito al braccio e io non volevo assolutamente suturarlo perché non mi sentivo così “agile” a dare i punti.
È stata una situazione paradossalmente divertente perché è stato il paziente a convincermi a iniziare a ricucirlo. Mi sono ritrovata ad essere lì con il pilota di fronte, ago,filo e porta-aghi in mano e tutto intorno l’infermiere e il personale dell’ambulanza che “facevano il tifo” e il paziente che addirittura mi sosteneva e incoraggiava dicendo “bravissima, ottimo lavoro! Guarda che bel punto che hai dato!”.
È stato un lavoro di equipe in cui il personale sanitario mi dava le indicazioni “spostati un po’ più in qua! Ottimo così va bene” mentre io, terrorizzata, continuavo a ripetere al paziente che sarebbe stato meglio andare in ospedale ecc…
Alla fine, dopo un tempo che per me è sembrato infinito, sono riuscita a fare un lavoro anche discreto e sono stata felice e soddisfatta. Una gran fatica, soprattutto psicologica!
Scarica gratuitamente il PDF “La borsa emergenze nelle gare sportive”
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