“Piuttosto che farmi operare dal quel collega, mi opererei da solo”
Quanti chirurghi l’hanno detto o pensato? Ma poi, lo farebbero veramente? E se la risposta vi sembra ovvia e la domanda quasi sciocca non avete mai letto la storia di Leonid Rogozov che, nel 1961, si operò da solo di appendicite. (Ma non perché non si fidava dei colleghi!)
Leonid Rogozov era un giovane chirurgo di 27 anni quando, nel settembre 1960, decise di unirsi alla sesta spedizione sovietica in Antartide. La squadra aveva il compito di costruire la nuova stazione Novolazarevskaja, lavoro appena terminato quando, il 29 aprile 1961, con il gelido inverno artico appena incominciato, il dottore iniziò ad avvertire un malessere diffuso, nausea e febbre. Le condizioni peggiorarono velocemente e il mattino seguente era chiaro che i sintomi erano riconducibile ad un’appendicite in stato avanzato. La base russa più vicina si trovava a mille miglia di distanza e le avverse condizioni meteo isolavano ulteriormente la stazione. Non c’era modo di lasciare la base e a Leonid fu presto chiaro che non avrebbe avuto molte probabilità di sopravvivenza se non fosse stato sottoposto immediatamente ad appendicectomia. In una situazione che ha quasi dell’incredibile – e che a noi ricorda molto il momento in cui Tom Hanks si asporta un dente con l’aiuto di un pattino da ghiaccio in Cast Away – decise quindi di praticare lui stesso l’operazione.
L’intervento fu praticato da Rogozov con l’assistenza di un autista, un meteorologo e del direttore della stazione che gli tenevano uno specchio per potersi vedere, gli passavano gli strumenti e somministravano antibiotici a livello locale. Il paziente/chirurgo si era sistemato in una posizione semi-seduta leggermente inclinato a sinistra. Dopo aver iniettato una soluzione di procaina allo 0,5% per anestetizzare la parete addominale, Leonid pratico un’inisione di 10-12 centimetri. La procedura durò circa un paio d’ore durante le quali Leonid ebbe più di un momento di cedimento e dovette spesso fare delle pause.
Il decorso post-operatorio fu regolare, la febbre sparì dopo pochi giorni e in due settimane tornò al lavoro. La vicende ebbe grande risonanza in Unione Sovietica e Leonid venne premiato con l’Ordine della Bandiera rossa del Lavoro.
Ma Rogozov non fu il primo chirurgo ad operarsi di appendicite da solo. Nel 1921, il chirurgo americano Evan O’Neill Kane decise di auto-operarsi per dimostrare che fosse possibile intervenire sui pazienti anche in anestesia locale. Kane non era nuovo a questa pratica, già nel 1919 si era amputato un dito infetto e dopo l’appendicite si opererà anche di ernia inguinale nel 1932 all’età di 70 anni. Kane diventò molto popolare oltreoceano, ma la storia del giovane chirurgo russo fu senz’altro più coinvolgente e spettacolare data la pericolosità e unicità del contesto.
Curiosità:
Rogozov decise di operarsi senza guanti per avere maggior sensibilità tattile e si fece scattare molte fotografie a testimonianza dell’accaduto. Prima di raggiungere l’appendice, Rogozov lesionò il cieco e dovette suturarlo.
Morì nel 2000 di tumore ai polmoni.