Lo abbiamo chiesto a Giorgio Lapucci, medico d’urgenza e medico formatore
Giorgio Lapucci è un medico ravennate socio fondatore di Italian Resuscitation Council (IRC). Dopo la laurea in Medicina e Chirurgia conseguita all’Università di Bologna nel 1978, nel 1979 ha iniziato a lavorare in pronto soccorso a Ravenna. Ha lasciato il servizio all’inizio del 2010. Dal 2010 al 2016 ha lavorato periodicamente, come medico iperbarico, a bordo di navi specializzate nella assistenza ai lavori subacquei. Ha dedicato molta della sua attività agli studi e alla formazione del personale destinato ad operare nei Servizi di Emergenza territoriali ed Intraospedalieri.
Come si è avvicinato alla medicina d’urgenza?
Una volta laureato ho fatto il tirocinio post laurea all’ospedale di Ravenna. Il tirocinio consisteva in sei mesi di pratica di cui due in pronto soccorso. L’esperienza era stata molto interessante e così, quando c’è stata la possibilità di ricevere un incarico, non mi sono tirato indietro ed è iniziata la mia carriera.
Quali sono stati gli step più importanti della sua carriera?
Nel 1987 ho collaborato all’istituzione del servizio dell’auto medicalizzata di Ravenna, il primo strutturato in maniera completa in Italia. Un altro step molto importante della mia vita poi è stata la scelta di dedicare molto del mio tempo libero alla formazione. Nel 1988 sono stato per un breve periodo a Houston nel Texas e lì ho acquisito il know-how americano sulla formazione del personale destinato al servizio di Emergenza Territoriale (EMS). Tornato in Italia è stato naturale per me, come per tanti altri colleghi che avevano fatto esperienza all’estero, pensare di riproporre una metodologia analoga anche nel nostro paese. Con altri colleghi ho partecipato alla fondazione dell’AIEMT (Associazione Italiana Tecnici di Emergenza Sanitaria) e successivamente alla nascita di IRC.
Nel mondo esistono diverse organizzazioni che si occupano di formazione per la medicina d’urgenza, l’arresto cardiaco e la rianimazione cardio-polmonare. I due enti principali sono l’American Heart Association (AHA) e European Resuscitation Council (ERC) a cui poi fanno capo tutti i Councils nazionali europei. Nel 1993 è nato il primo gruppo di medici dedicati alla formazione e alla emergenza che ha iniziato a lavorare e ad incontrarsi periodicamente per preparare un progetto formativo ben organizzato. Finalmente nell’ottobre del 1994 abbiamo portato a conclusione la prima parte del lavoro e siamo riusciti a fondare Italian Resuscitation Council, la sezione italiana di ERC.
Qual è percorso formativo per diventare Medico d’Urgenza?
Il medico d’urgenza in Italia fa fondamentalmente tre cose: il lavoro in pronto soccorso in cui capita di tutto, dalle cose più banali a quelle più serie, collegato al reparto OBI (osservazione breve intensiva), il lavoro in medicina d’urgenza per i pazienti critici e infine il lavoro extra-ospedaliero. Un giovane medico dovrebbe quindi formarsi in tutte e tre queste cose. IRC con i suoi corsi strutturati si rivolge alle situazioni di estreme gravità come ad esempio al paziente in arresto cardiaco. Da qualche anno abbiamo anche la scuola di specialità in medicina d’urgenza, ma ciò non toglie che bisognerebbe aggiungere il tassello che riguarda la formazione sul campo. Molte regioni hanno messo in piedi dei corsi di 16 giornate per i medici che si occupano di medicina extra-ospedaliera, ma la formazione può ancora essere migliorata.
Come sono strutturati i corsi IRC?
Esistono corsi di base, intermedi ed avanzati differenziati per quel che riguarda il paziente “traumatizzato” e il paziente “medico”. Per ciascuno di questi poi è prevista una distinzione fra i corsi destinati al trattamento del paziente adulto e del paziente pediatrico. Di recente è stato istituito anche un corso destinato al trattamento del neonato in situazione critica (Newborn Lifa Support). Per quel che riguarda la nostra realtà, tutto il personale che si trova ad operare nei servizi di emergenza sia intra che extraospedalieri deve possedere le certificazioni sia di base che avanzate.
In ambito sportivo la presenza di un medico è fondamentale, cosa è cambiato negli ultimi anni?
Prima che accadessero episodi spiacevoli nel corso di eventi sportivi, bastava la presenza sul campo di un medico generico poi con il decreto Balduzzi nel 2012 è stata indicata la obbligatorietà, per chi si occupa di soccorso sportivo, di possedere la certificazione BLSD ed in molti casi è vi è l’obbligo di avere in dotazione il defibrillatore automatico (DAE, AED). La rete PAD (Public accession defibrillation) per l’accesso pubblico alla defibrillazione mette a disposizione inoltre dei dispositivi non solo per le società sportive ma per tutti quelli che ne hanno necessità e sono in grado di utilizzarli.
Qual è stato uno degli episodi che l’ha colpito di più della sua carriera?
Sicuramente la cosa che mi ha impressionato di più agli inizi della mia carriera è stato il primo decesso, ma queste cose fanno parte del mestiere e bisogna imparare a farci i conti.